Cina, dalla preistoria con amore: torna il cavallo di Przewalski

Avatar Simone Cimino

Considerata estinta allo stato brado sin dagli anni ’60 del ‘900, la specie del cavallo di Przewalski, noto anche come pony della Mongolia, sembra trovare nuove possibilità di sopravvivenza in un’immensa steppa della Cina nord-occidentale.La somiglianza con gli equidi preistorici immortalati nelle pitture rupestri dell’Europa è davvero impressionante: incollatura molto corta, criniera ispida e manto isabella caratteristico. A scoprirli e a dargli il nome, intorno al 1880, era stato un ufficiale ed esploratore russo, Nicolai Przewalski, che li osservò nel deserto dei Gobi, tra la Cina settentrionale e la Mongolia meridionale. E oggi è proprio il colosso asiatico che sta cercando di reintrodurre la specie in una riserva protetta di 600mila ettari ai confini della provincia di Gansu, dove vivevano gli ultimi esemplari avvistati allo stato selvaggio.La vegetazione tipica delle regioni della steppa è costituita da praterie e arbusti con un clima estremamente secco, glaciale inverno e torrido d’estate. Condizioni ideali per i cavalli di Przewalski. Come spiega Sun Zhicheng, addetto alla riserva naturale del Lago occidentale che ospita questi fossili preistorici viventi.”Anche se qui l’acqua è poca e la vegetazione è poco diversificata, la riserva è molto grande e i suoi confini sono strettamente sorvegliati. Non esiste alcuna interferenza umana, il che rende queste terre ideali per il ripopolamento dei cavalli bradi”.L’impegno sembra dare i primi frutti, diverse giumente sono incinte e questo è il segnale inequivocabile di un primo successo nella campagna di reintroduzione dei cavalli di Przewalski. Se sono pony della Mongolia, fioriranno.